Un valido aiuto

Dopo un lungo periodo di “silenzio” su questo blog (perche’ spendo il mio tempo “a fare” e non “a dire”), riporto di seguito il testo in lingua italiana dell’articolo pubblicato sull’edizione 1-2009 di “Genova Impresa”, bimestrale edito da Confindustria Genova. A breve sara’ disponibile anche la traduzione inglese.


Dai miei otto bisnonni, quattro nonni e (il Signore li conservi!) due genitori, sono arrivato sul Pianeta alla metà del 1980.

Nella mia valigia genetica (sgangherata, come quella di ognuno, per il peso dei debiti accumulati dalle precedenti scriteriate gestioni) ho anch’io,  come tutti, ricevuto la costosa parte del patrimonio buono. I “talenti” ricevuti dagli avi, del loro primigenio tesoro, sono lumiltà, la semplicità, e la sincerità. Quelli del contadino, del panettiere, dello spaccapietre, del fabbro, del falegname…dei forti uomini miti, nel loro fare di ogni giorno. Sono la costanza, l’operosità, il rispetto del quotidiano lavoro, del valore del risultato ottenuto, della responsabilità delle proprie scelte. Di questi caratteri, i più importanti (prima di quelli personali, da se stessi procurati) sono quelli forniti dai più recenti genitori.

Nell’era odierna, post tempo scaduto (come l’ha nominata il Presidente Giovanni Calvini) sono inciampato nel groviglio delle cosiddette “tecnologie informatiche”. E ora, dopo anni di studio ed esperienza nella loro applicazione in molte realtà imprenditoriali, tenacemente lavoro ancora per “farle funzionare”.

A tutt’oggi la durata dell’addestramento professionale, fra studio e pratica, e’ stata di ben 37.600 ore (142% in più delle corrispondenti ore lavorative di qualsiasi ambìto “posto di lavoro”, in ossequio all’ortodossia sindacale).  Ebbene? Tale smodata inclinazione mi ha fruttato la competenza richiesta per districare i “casi” propri dell’informatica.

Ma io cosa faccio? Studio, insegno, opero consulenze in ambito informatico, ma più di tutto cerco di mostrare l’impiego possibile delle tecnologie informatiche nelle occasioni presenti nella produzione industriale, commerciale, gestionale, ecc., richiamandomi ai fondamentali principi di ogni professione. E’ risaputo che la conoscenza acquisibile è pari alla volontà applicata per ottenerla (più agevolmente se corroborata da un po’ di entusiasmo). Anche per diventare esperti del marchingegno informatico (fortemente caratterizzato da criticità di ogni sorta), occorre studiarne e sperimentarne gli strumenti materiali e immateriali, fino ad averne la dovuta padronanza.

Il rigore operativo d’obbligo per ogni serio professionista è per “l’informatico” di peculiare importanza, a causa dell’iperbolicamente elevata velocità di esecuzione, propria del funzionamento degli apparati elettronici. L’altro attributo caratteristico dello specialista è l’elevato impegno dell’aggiornamento professionale, dovuto al continuo e rapido sviluppo delle tecniche.

Questo è ciò che c’è da sapere per non far parte degli abusivi che “secernono” la confusione che sconcerta i possibili utenti-cliente e che mantiene negli amministratori delle nostre imprese la granitica convinzione dell’inusabilita’ di questa “inconoscibile” utopia: l’informatica.

In questi anni mi sono impegnato soprattutto nel costruire e mantenere funzionanti le soluzioni di cui i miei clienti hanno avuto bisogno, e ho investito le restanti risorse nell’ambito associativo, sia come appartenente alla sezione Informatica di Confindustria Genova, sia come delegato al tavolo di lavoro Assinform per le risorse umane e la formazione professionale. Quello che pochi anni fa era un “mugugno” (soffocato da una colpevole ignavia) fra le maggiori imprese del settore è oggi un’unanime “grido di dolore”, incontenibile tanto negli incontri privati, quanto nelle riunioni formali, sino ai pubblici convegni: “mancano professionisti informatici!”.

Ma chi ancora oggi fra gli imprenditori (che dovrebbero sostenere il valore del “saper fare”) si inganna, raccontandosi stoltamente di poter usare il “no” al posto del “si”, di poter risolvere la crisi applicando gli stessi strumenti che ne sono la causa… eviti di provarci!

Ho raccontato, da uno del mestiere, e specialmente rivolgendomi ai “giovani” di buona volontà, la cronaca della “faccenda”.

Nella crisi che sembra non avere soluzione, l’unico ben sperimentato rimedio è ricuperare, anche solo in una piccola parte del sistema, l’essenziale valore della verità: il “saper fare”.

Oggi la mia disponibilità è rivolta solo a chi non rifiuta l’aiuto, che con l’accoglimento degli interessati diventa un valido aiuto.

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